Templari e cavalieri di Malta a Picciano.
Arrivano a Picciano i Templari ed i cavalieri di Malta
Nel sec. XIV ai monaci successero i cavalieri.
Ancora oggi non sono del tutto chiare le modalità del passaggio del luogo dalla comunità monastica all’ordine Templare prima e ai Cavalieri di Malta poi. Gli autori locali hanno formulato varie ipotesi, tutte però prive di un’attendibile documentazione storica.
Di certo è che alla fine del ‘300 i Cavalieri di Malta possedevano il colle e un tal “frater Ludovicus” è detto “Praeceptor Picciani”. Nei circa quattro secoli di esistenza, la Commenda di S. Maria di Picciano estese notevolmente i suoi beni in numerosi centri della Puglia e della Basilicata.
La presenza dei cavalieri determinò una profonda trasformazione del colle. La costituzione di un feudo comportò la presenza di ambienti adatti ad un tipo di economia curtense, con palazzo commendatale, magazzini per attrezzi agricoli, depositi per derrate, fosse frumentarie, stalle, officine etc.;
Inoltre, il colle venne fortificato con una cinta muraria ed una torre campanile con postazione di balestriere.Lavori di ampliamento e ristrutturazioni furono effettuati anche nell’oratorio, con la probabile modifica del soffitto e la realizzazione di un grande affresco absidale raffigurante la scena evangelica dell’Annunciazione.
Verso la fine del sec. XVI, forse per il prevalere di esigenze pratiche su teorie simboliche, si invertì l’orientamento della chiesa, con lo sfondamento dell’abside e la collocazione del presbiterio a ridosso dell’antico portale d’ingresso.
Dell’affresco absidale fu salvata, con una rudimentale tecnica di scucitura dei tufi, l’effigie della Vergine, la quale fu collocata in un altare laterale. La rischiosa operazione indusse il commendatore Giangirolamo Caraffa, sotto il quale furono realizzati questi lavori, a far dipingere una copia del quadro che tenne poi per sè a Matera, a Barletta e infine a Malta.
Il completamento dei lavori, in modo più dignitoso, si deve al commendatore fra Silvio Zurla di Crema (1642-1685) che fece costruire sul nuovo altare maggiore un ancòna di pietra, intagliata con figure a rilievo, e vi fece trasportare la sacra immagine della Vergine, proteggendola con un gran cristallo fatto venire da Venezia.
Inoltre, lo Zurla completò la navata laterale a sinistra dell’altare maggiore, con la costruzione di due altari devozionali, intonacò e imbiancò tutta la chiesa, aggiunse le vetrate alle finestre e rifece il pavimento in mattoni.
La Chiesa ebbe il suo aspetto definitivo nel 1794 allorché il commendatore fra Pierantonio Gaetani vi aggiunse una terza navata a destra di quella centrale.
Nel territorio del feudo di Picciano, il commendatore godeva i diritti di esenzione e di giurisdizione civile e criminale, che amministrava specie nei giorni delle festività della Madonna, quando il colle veniva visitato da numerosi pellegrini. Inoltre, il commendatore nominava anche i cappellani, in numero di quattro, che godevano, a loro volta, di tutte quelle esenzioni e privilegi spettanti ai frati cappellani della religione del Sovrano Ordine; essi dipendevano dal commendatore come loro ordinario.
La Commenda di S. Maria di Picciano ebbe vita fino al 18 giugno 1807, data di abolizione di tutte le prelature, commende, legati, cappellanie e benefici ecclesiastici, e di incameramento dei loro beni da parte dello Stato. Un’appendice si ebbe allorché, con decreto regio n.331 del 16 aprile 1816, il re di Napoli restituì la Commenda di Picciano al balì Giuseppe Caracciolo di Santeramo in cambio di quella di Casal Trinità, che restò indemaniata.
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